Nella cornice del Social Football Summit, evento che si sta tenendo in questi due giorni presso lo Stadio Olimpico, ha parlato Tiago Pinto, General Manager dell’A.S.Roma.
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L’evoluzione del ruolo di Direttore Sportivo
Il dirigente giallorosso ha aperto l’intervista, mediata da Luca Marchetti, parlando dell’evoluzione del ruolo di Direttore Sportivo: “Sicuramente è cambiato tanto negli ultimi anni. Basta guardare i 20 club di Premier League, il calcio è evoluto tanto. Se non parli le lingue è difficile fare il direttore sportivo perché il mercato è globale. Se non hai conoscenze legali non puoi chiudere la trattativa e se non conosci a memoria i numeri non sai gestire il Fair Play Finanziario. Il mercato incide per il 20-30% sul risultato sportivo di una stagione. Il resto dipende dalle persone che lavorano in una squadra. Ci sono tanti dipartimenti che influiscono sul risultato finale”.
Il settore giovanile e la Roma Femminile
Pinto ha poi allargato il discorso alla squadra giovanile e alla Roma Femminile: “Io vedo il calcio in maniera olistica e penso che ogni singolo dettaglio può aiutare a vincere. Io seguo tutto della Roma ma ovviamente non gestisco tutto. La miglior decisione che ho preso nella Roma Femminile è stata ingaggiare Bavagnoli per gestire il progetto. Per il settore giovanile è diverso, per me è la luce dei miei occhi. Nella mia strategia sportiva è una pietra fondamentale. Quando sono arrivato ho preso Vergine mentre ora abbiamo Gombar, De Rossi e Conti che gestiscono il quotidiano ma c’è una piramide che porta alla prima squadra. Quella area mi piace molto”.
Il progetto su una Roma B
Allargando il discorso sul settore giovanile, il General Manager giallorosso ha poi parlato del possibile progetto di una Roma B, così come già succede in Italia con Atalanta e Juventus: “Il settore giovanile della Roma ha sempre prodotto ottimi giocatori. Farli esordire come abbiamo fatto noi in prima squadra non è scontato e ovviamente è merito anche di Mourinho, perché bisogna avere coraggio nel metterli in campo. Creare ricavi con la cessione dei giocatori è stato merito anche del tecnico e del suo staff. Io vengo da una realtà come il Portogallo dove la squadra B è fondamentale, ma i miei dubbi sono le regolamentazioni presenti in Italia. Innanzitutto servono veramente tanti soldi per creare la squadra B. Il mio obiettivo poi sarebbe di trascinare il nuovo club dalla Serie C alla B. E infine penso un’eventuale seconda squadra possa servire anche a far giocare chi è fuori dal progetto. A Roma ho trovato 40 ragazzi che non erano parte del progetto e sono stati mandati in prestito. Nel contesto italiano quindi non sono pienamente convinto della squadra B”.
L’utilizzo dei dati e il Fair Play Finanziario nel calciomercato
Pinto ha poi parlato dell’utilizzo dei database e dell’avvento del Fair Play Finanziario nel calciomercato e i cambiamenti che ne sono conseguiti: “Oggi comanda la parte economica ed è importante trovare il bilanciamento tra i club ed i paletti interni di Lega e Uefa. Ogni giorno cerchiamo di capire grazie ai dati cosa ci possa aiutare a vincere e fare bene. Secondo me è sono più una cosa che può aiutare rispetto a diventare fondamentale”.
La scoperta dei giocatori e lo scouting
Il General Manager giallorosso ha poi parlato della capacità di scovare talenti e di come funziona lo scouting nella Roma: “Il successo o l’insuccesso del giocatore dipende da tanti fattori. I dati ti danno tante cose ma serve anche l’occhio. A me non vedrete mai parlare dei talenti scoperti come fanno altri. Il nostro lavoro è trovare il potenziale nel lavoro degli altri. Tutti sapevano chi fossero Endrick o Kvaratskhelia. Il lavoro però viene bene con una somma di fattori. Un conto è il potenziale di un calciatore, un altro è farlo emergere. Nello scouting della Roma ci sono 4 livelli per dividere gli obiettivi: il primo è A , ovvero i campioni, il secondo è B+, ovvero tutti i calciatori che potrebbero fare i titolari nella Roma, il terzo, B, riguarda i calciatori utili ma non più forti di quelli in rosa. L’ultimo, il grado C sono quelli che non servono alla Roma. Il 50% dei ragazzi della lista A non li possiamo prendere. Negli ultimi 3 anni ho dovuto cercare l’equilibrio tra le richieste del tecnico e le capacità finanziarie che abbiamo, come è successo con Lukaku e Dybala”.
Il percorso in questi 3 anni
Continuando nell’intervista Tiago Pinto ha voluto fare un resoconto dell’esperienza nella Captiale: “Considerando la rosa che abbiamo ereditato con tanti calciatori cronici di infortunio e over 30, più tanti fuori rosa, credo che fare in 3 anni più di 150 milioni di vendita è un buon risultato. Il tempo ci dirà come è andata la Roma in questi 3 anni. Ognuno giudica come vuole ma io avevo un grande compito: lasciare la Roma meglio di come l’ho trovata. Finanziariamente non c’è dubbio e continuando così in due anni sarà molto meglio. Penso che anche la rosa sia migliore di quella che ho trovato, non credo ci siano dubbi”.
L’arrivo di Dybala e Lukaku e il timing della Roma
Il GM ha poi affrontato il tema del calciomercato in ottica acquisti, sfruttando gli esempi di Dybala e Lukaku: “Secondo me questi due esempi che hai fatto, ed aggiungo anche Mourinho, fanno capire l’ambizione della proprietà nonostante i paletti che abbiamo. Siamo stati bravi nel timing delle tre situazioni, se avessimo lottato con i club nella parte iniziale del mercato non ce l’avremmo fatta. In tutti e due i casi abbiamo chiuso la trattativa in 5 giorni. Quello che ha fatto la differenza è il lavoro di squadra con la proprietà e l’allenatore. Non voglio fare il paraculo ma giocatori come Paulo e Romelu o Mourinho sanno che la passione che c’è a Roma non la trovano da altre parti”.
Il campionato saudita e i soldi della Premier League
C’è stato tempo anche per un passaggio sulla Saudi Pro League, messa in confronto alla Premier e allo stradominio della Serie A dei primi anni 2000: “Il calcio è un business importante e genera sponsor e tanti soldi. Normale che si parli di questo anche tra i tifosi. A fine anni ’90 o inizio 2000 l’Italia aveva tutti i migliori giocatori del mondo e nessuno diceva che era prepotente. Ora vediamo che la Premier prende tutti quelli che vogliono e nessuno dice che sono prepotenti. La Saudi Pro League per me è una cosa normale con un mercato un po’ diverso. Nelle prossime sessioni di mercato ci sarà anche un effetto sociale tra i calciatori. Oggi il giocatore può andare lì sia per soldi sia per il fatto che molti altri giocatori forti sono già lì, come successo con Ibanez, che aveva anche altre offerte. La Roma non può prendere i calciatori che vanno lì. Io se voglio competere con il Brighton faccio fatica. Prima dell’Arabia il gap tra la Premier ed altri aumentava. Ora la Saudi Pro League è un nuovo competitor. Questo è normale, il mercato funziona così”.
Il rapporto con gli allenatori e il rinnovo con la Roma
Al termine dell’intervista, Tiago Pinto si è occupato di parlare del ruolo del ds nei confronti dell’allenatore e su un possibile rinnovo di contratto con la Roma: “Con l’allenatore devi essere l’amico critico. Bisogna essere insieme quando le cose vanno male e bisogna avere la capacità di capire come vanno le cose. Una delle cose difficili, almeno per me da gestire, è la diversità di cose da fare nel quotidiano e ci sono dei giorni che arrivi alla fine e ti chiedi quanto sei stato con tecnico o con gli scout. Non è semplice, ma penso che sia un ruolo insostituibile. Per quanto riguarda il rinnovo, è la domanda che più volte mi fanno nel pre-partita, ma io sono molto difensivo. Il rinnovo non è importante, ne parliamo internamente. L’importante è la Roma e come strategia stiamo facendo cose importanti per il futuro”.