Questa mattina Claudio Ranieri ha parlato in conferenza stampa nell’antivigilia del match contro il Lecce, gara che si giocherà sabato prossimo alle ore 20.45. Di seguito le parole del mister alla stampa:
Su Pellegrini e Dybala.
“Pellegrini si sta allenando bene, questo per me è molto importante: è sereno e deve continuare così, poi deciderò di volta in volta. Di Dybala non mi è piaciuta l’intensità, però mi è piaciuta la prestazione. Dybala non è un giocatore di intensità, è un giocatore di qualità che si deve far trovare tra le linee al momento giusto, al posto giusto per cui riesce a soddisfare il volere e dell’allenatore e della squadra».
Sulle ambizioni della Roma.
“Non ci sono partite facili, il Lecce è una squadra abituata a non mollare mai perché sta cercando la quarta salvezza. Abbiamo visto che ha vinto a Venezia e ha pareggiato con la Juventus segnando al 93esimo: è una squadra che non molla mai, ha giocatori validi che sanno lottare, è arrivato un nuovo allenatore che ti vuole far giocare a calcio. Dobbiamo essere furbi, intelligenti e determinati, perché ogni palla sarà importante“.
Sul Lecce.
“Io voglio una squadra che vada in campo senza conoscere il nome dell’avversario e faccia il suo gioco, a lottare su ogni pallone, così come abbiamo fatto a Napoli, a Londra e contro l’Atalanta. Questa è la Roma che io voglio: se c’è un pallone e lo dobbiamo conquistare ogni volta. Quando ce l’abbiamo lo dobbiamo giocare in velocità, dobbiamo essere bravi contro una squadra che è brava a fare il suo gioco, a chiudersi e a ripartire, a tenere palla quando la vuole tenere e a giocare con uno o due. È una bella squadra, ha buoni giocatori e dobbiamo far bene. Non dobbiamo vedere una squadra in liceo“.
Sul riscaldamento di Pellegrini in Roma-Atalanta.
“In questo progetto è importante anche capire il coinvolgimento dei giocatori. Lorenzo è un giocatore splendido da metà campo in avanti: ha invenzioni, tiro, senso del gol e dello smarcamento, sa fare passaggi e gol. Si allenano tutti insieme perché io possa avere la possibilità di scegliere durante la partita qualsiasi giocatore. Non l’ho messo perché avevo bisogno di un giocatore box-to-box a lottare con i giocatori che aveva l’Atalanta. Lorenzo lo reputo più un centrocampista da metà campo in avanti“.
Sulla possibilità di passare a 4.
“Potrebbe essere, ma sicuramente non lo dico. Non do una chance in più all’avversario, per cui ecco perché mi riservo sempre la sera prima di pensare e decidere, sperando che sia la migliore soluzione per la squadra. L’intensità, per quanto abbiamo visto in campo, sia a Londra che contro l’Atalanta, quella è l’intensità con la quale si deve giocare. Quando riusciamo a fare degli allenamenti che dobbiamo spingere è quello che chiedo, perché se vedete io ho avuto pochi giorni da una partita all’altra per poter fare una settimana tipo e chiedere, però oggi hanno fatto un gran bel allenamento, hanno spinto, stanno entrando nelle mie idee. Non è facile quando dico che hanno cambiato quattro allenatori ed altrettante filosofie diverse di gioco in un anno. I giocatori sono delle spugne, però non è che al computer si cambia una cosa, ne metti un’altra e tutto funziona. C’è chi reagisce subito e chi ha bisogno di più tempo per capire. Per me come ti alleni, giochi, per cui tutti i miei allenamenti sono a mille all’ora. Piano piano riusciranno a farlo anche in campionato, ma ci dobbiamo sbrigare. Siamo noi i primi che ci dobbiamo dare queste risposte“.
Su Dovbyk.
“Tranne in fase d’attacco, perché lì doveva essere un pochettino più deciso e cattivo, ha fatto veramente una lotta greco-romana con il suo marcatore, e devo dire che nei duelli è stato capace di dare punti di riferimento. Non sta bene: è influenzato, è riuscito a giocare con l’Atalanta ma non so se ce l’avrò per il Lecce, per cui dovrò pensare a un’altra cosa. Ci sto pensando perché non so se domani mattina si allenerà e come starà“.
Sulla lotta per la salvezza.
“È lo stato attuale di tutte le squadre. Stiamo lì, in questo momento lottiamo per uscire fuori dalla bassa classifica. Questi sono giocatori abituati a stare da un’altra parte della classifica, mentre io sono abituato a stare sia di qua che di là. Io voglio che la squadra lotti sempre, sono convinto che i miei giocatori risponderanno colpo su colpo e alla grande. Però io sono come San Tommaso: voglio toccare e credere“.
Su Hummels e Cristante e sulla difesa a 4.
“Io credo che il calcio sia una materia in continua evoluzione, si va avanti e si torna indietro. Quello che fa Mancini a destra lo fa Ndicka a sinistra, io non escludo nulla. Per cinque minuti Angelino è ritornato a giocare a 3, perché marcava Samardzic e lui entrava molto da quelle parti, poi quando ho potuto fare l’altro cambio dopo cinque minuti riportandoli a 4. Però tutto può accadere in una partita, io dico che questi ragazzi possono fare tutto. Hummels ed Hermoso si sono allenati, Cristante ha la caviglia che si sta drenando, vediamo domani se si allena“.
Su Le Fée.
“Le Fée è un giocatore di ottima qualità, in questo momento lo vedo da metà campo in avanti, ma sono convinto che lui possa fare quello che fecero Ancelotti e Pirlo quando erano giovani, cioè partire da metà campo in avanti e poi essere un buon play. Lui ha le qualità e deve saper sfruttare quest’anno di conoscenza del calcio italiano e sono convinto che ci darà anche una mano durante il campionato“.
Sugli errori arbitrali.
“Io credo che se facciamo un’intervista a tutte le squadre, tutte si lamentano. La cosa più difficile nel calcio italiano è fare l’arbitro perché non ci sta mai bene nulla: bisogna saperli rispettare, è la cosa più importante. È giusto che alcune volte una squadra mostri dei dubbi ma sempre rispettandoli, perché sono persone come noi e possono sbagliare. Quando giocavo io sbagliavano ancora di più, non correvano come adesso e non erano preparati come lo sono ora, e in più c’è il VAR. Sicuramente sbaglia alcune volte anche il VAR, però se andiamo ad analizzare gli errori che si facevano una volta o gli errori che si fanno adesso, dobbiamo ringraziare Dio del livello degli arbitri. Per cui ci si può lamentare ma sempre rispettandoli».
Sulle gerarchie a centrocampo.
“Paredes e Koné non possono stare sempre su questi livelli: hanno fatto due partite strepitose, per cui non vedo perché debba cambiare. Poi sicuramente quello che magari un allenatore dice adesso, domani può cambiare perché il calcio è uno sport in continua evoluzione. Non puoi essere dogmatico ma bisogna stare con gli occhi aperti se c’è qualcosa che può far rendere meglio la squadra. In questo momento io vedo che la squadra con loro due si muove bene“.
Sull’importanza di vedere un atteggiamento come quello visto a Londra.
“È importantissimo vedere un atteggiamento come quello, per me è basilare. Io non sono stato un gran campione, però ci mettevo tutto il campo. Potevo sbagliare partita, ma non potevo sbagliare l’impegno. È quello che ho detto ai ragazzi il primo giorno: ‘Guardate, tutti pensiamo di giocare bene, ma poi dentro di noi sappiamo se abbiamo giocato bene o male. Non si sa perché tante volte, come capitava a me e a voi, non vi sentite bene e poi fate una partita splendida perché è il calcio. Invece quando vi sentite bene, magari girate a vuoto e non avete reso per quello che è. E questo fa parte di tecnica, tattica, momento e tutto. Ma una cosa non potete non controllare voi. La volontà di morire sul campo. Dovete lottare fino all’ultimo secondo, anche se si sta perdendo 3-0. Non me ne frega niente’. Devono uscire dal campo e dire: ‘Io ho dato tutto me stesso’. Allora si torna negli spogliatoi dispiaciuti ma consapevoli di aver dato il massimo. Poi si può essere al 5% e allora è stato un idiota l’allenatore che ti ha visto. Bisogna sempre dare sempre il massimo. Questo è per me importante. Si può giocare bene o male, ma dammi tutto là dentro“.
Su Bove.
“Volevo dare un bacio grande a Edoardo. Tieni duro, siamo tutti con te“.